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Autolesionismo in adolescenza e supporto psicologico

lunedì, febbraio 27, 2017Marianna Ardu

Alcuni adolescenti si tagliano la pelle fino a farsi sanguinare, specialmente sui polsi, sulle braccia, sulle cosce o sulla pancia. Questo fenomeno viene definito “scarificazione” e risulta attualmente in aumento soprattutto tra le ragazze, suscitando incomprensione, sconcerto e senso di colpa nei genitori.

Questa incisione dell’epidermide può provocare sanguinamento e lasciare un segno indelebile sotto forma di cicatrici permanenti. Secondo i dati di cui disponiamo, la scarificazione è una pratica a cui gli adolescenti iniziano a sottoporsi a partire dagli 11-12 anni, con particolare diffusione tra le ragazze. Il fenomeno è stato associato a diverse pratiche di marchiature fisiche, come il tatuaggio o il piercing. Gli psicologi rilevano una forte recrudescenza di questo fenomeno: si sottopone a scarificazione una percentuale compresa tra il 5 e il 10% di adolescenti. Tuttavia, è difficile fornire dati precisi, perché si tratta di una pratica che suscita vergogna e che, come tale, è spesso tenuta nascosta.

All'origine di tale azione vi è, nella maggioranza dei casi, l'impossibilità di dar voce alla propria sofferenza interiore. L'adolescente, assalito da un'angoscia che non riesce a comunicare e a gestire in maniera funzionale, aggredisce il suo corpo in quanto ha l'impressione che questa pratica lo calmi. La pubertà, a causa degli sconvolgimenti fisici che produce nell'adolescente, lo rende estraneo al proprio corpo del quale il giovane cerca di riappropriarsi attraverso la scarificazione. Il dolore fisico è infatti più sopportabile del dolore psichico. Tuttavia, l'effetto di calma è di breve durata.

A questa pratica può anche essere associato il bisogno di autopunirsi, soprattutto nelle ragazze. Quando non si amano o pensano di non essere amabili, è facile che esse indirizzino questa negatività contro se stesse e che si infliggano un dolore, tale e tanto è il senso di vergogna che provano.

Tra le cause responsabili, inoltre, vi è il bisogno di appartenenza. Al disturbo identitario di cui soffre l'adolescente, la scarificazione offre la possibilità di appartenere a un gruppo. A tale proposito, gli effetti di Internet su questo fenomeno non sono trascurabili. Questo comportamento a rischio è notevolmente manifesto in Rete, ove sempre più ragazzi sofferenti esprimono il proprio disagio. Purtroppo, ciò può provocare un effetto di emulazione, stimolando alcuni giovani a passare all'atto pratico, laddove da soli non penserebbero di mettere in atto condotte simili.

Il genitore che si accorga che il proprio figlio compie atti di autolesionismo dovrebbe tentare, con delicatezza, di parlargli confidandogli di essersi accorto dei tagli che si infligge, mostrando la propria disponibilità a parlarne e chiedendogli come poterlo aiutare. Avviare il dialogo non è impresa semplice, anche tenendo conto del rapporto genitore-figlio adolescente, caratterizzato da intrinseche contraddizioni; in questo caso, se da un lato il ragazzo lancia una richiesta di aiuto, dall'altro si sta rendendo autonomo e deve separarsi dalle proprie figure di accudimento.

Senz’altro, in questi casi può essere utile rivolgersi a uno psicologo, poiché l’adolescente ha bisogno di una persona esterna ed esperta, con un atteggiamento non giudicante e non colpevolizzante. Lo psicologo può aiutarlo ad elaborare la sua sofferenza ed il proprio disagio, restituendogli una visione strutturata della fase di transizione che sta attraversando.

E’ altresì importante che il genitore tenga presente che tali condotte a rischio sono temporanee e legate alla crescita, pertanto non devono essere caricate di ansia eccessiva. Ciò che conta davvero per il ragazzo è che la sua richiesta di aiuto venga accolta e che possa essere “accompagnato” durante questo frangente della sua esistenza.

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